L'attività di enoteca, vineria o "wine bar" che dir si voglia, é può essere un interessante business, se creato in una zona intelligente e condotta con sapienza.
Lo scopo dell'enoteca é l'offerta di vino, acompagnati da piccoli assaggi per la degustazione. Per questo l'investimento é relativamente esiguo.
La parte principale é l'allestimento del locale: oltre al locale é necessario un buon arredamento in tema. L'attrezzatura é minima: và dall'allestimento di una piccola cucina, e suppellettili quali bicchieri e bicchieri da degustazione, apparati frigoriferi ecc.
L'investimento, escluso il locale, può aggirarsi in poche decine di migliaia di euro.
L'attività d'impresa và svolta previo lo svolgimento dei seguenti adempimenti:
- apertura Partita IVA (prima ancora eventuale costituzione di società),
- iscrizione alla Camera di Commercio
- iscrizione al REC (registro esercenti il commercio)
- licenza per l'apertura del locale,
- messa "a norma" del locale (uscite di sicurezza, bagni, areazione, ecc)
- autorizzazione sanitaria (rilasciata dall'ASL di competenza)
- dichiarazione inizio attività al Comune di sede dell'attività.
Per ulteriori informazioni, contattaci senza impegno: f.cesena@mclink.it
MA più o meno intorno a quanto si aggira un incasso medio di questo tipo di locale, e il margine lordo?
RispondiEliminaPoi quali orari devono fare questri locali?
Ultima domanda location? nei centri città
Premetto che in questo commento sto scrivendo "pro domo mia" ma credo che la cosa possa interessare anche qualcuno dei suoi lettori.
RispondiEliminaA questo proposito vorrei aggiungere che le microimprese, categoria nella quale rientrano la maggior parte delle enoteche, subiscono un tasso di chiusura o trasferimento ad altri dell'attività di oltre l'80 % nell'arco dei primi 5 anni (dati istat).
Il danno, è cosa nota, è causato principalmente dalla GDO: la grande distribuzione ha ormai globalizzato il mercato del vino e la tendenza è sempre in crescita. La concorrenza tra le enoteche si gioca solo sul prezzo delle bottiglie, col risultato che chi ha più capitali inghiotte il piccolo commercio.
La concorrenza nel franchising del vino, come si potrà osservare navigando sul web, è formata, fatta eccezione per Alter-Eno, esclusivamente da grossisti del vino.
Nella realtà non fanno altro che demandare a terzi l'allestimento del punto vendita, coi capitali altrui, e lo riempiono di vini e alimentari da loro distribuiti, sui quali obbligano l'affiliato ad impegnare i suoi futuri acquisti, (fino a sette anni!) strangolando così chi aveva erroneamente creduto in facili strategie commerciali e di marketing.
Quindi come può difendersi la Vs. enoteca?
Come fa la ns. da ormai diversi anni: affiancando ai prodotti globalizzati (vini e accessori) dei "nuovi prodotti assolutamente originali ed esclusivi dedicati al vino ma anche al vasto comparto enogastronomico".
Originali ed esclusivi perchè creati da noi stessi.
In centinaia di esemplari diversi.
La rilevanza che il ns. marchio sta conquistando testimonia di una produzione vincente.
Sono interessati ai ns. prodotti studi di consulenza e marketing, università, aziende vitivinicole assai rinomate ma anche riviste come Vogue, Glamour e Vanity Fair ... non solo le enoteche e winebar.
Una produzione senza concorrenza: marchi e brevetti, anche negli Usa, proteggono e valorizzano la ns. produzione.
Pertanto credo che questo sia l'aspetto più importante della affiliazione con Alter-Eno: entrare a far parte di un progetto unico e vincente con un minimo investimento: solo quello dell'acquisto della merce da rivendere al pubblico e, se del caso, la quota di affiliazione.
Senza royalties, senza vincoli di durata nel tempo, senza l'obbligo di acquisto dei vini che si potranno eventualmente anche reperire da se ...
Insomma, qualche nuova idea
Pierpaolo Paradisi